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07/01/2010 21:06 | |
COLPO GROSSO DI MARONI: SENEGALESE BLOCCATO A FIUMICINO MENTRE TORNAVA A CASA, DOPO AVER TRASCORSO OTTO ANNI IN ITALIA DA CLANDESTINO… ORA RESTERA’ IN CARCERE SETTE MESI E POI L’ITALIA GLI DOVRA’ PAGARE ANCHE IL BIGLIETTO AEREO… EVVIVA IL PACCO SICUREZZA
Questa è una storia assurda, ma purtroppo vera, che vede protagonisti un immigrato clandestino, le forze dell’ordine e le leggi italiane. Il signor Khadim si era presentato all’aereoporto di Fiumicino per ritornare in Senegal, suo paese di origine, con in tasca un regolare biglietto di sola andata, acquistato con i suoi pochi risparmi e l’aiuto di qualche amico italiano. Khadim era ansioso di riabbracciare la sua famiglia a Dakar, dopo aver trascorso in Italia otto anni da clandestino nella speranza che un datore di lavoro lo mettesse in regola e gli consentisse pertanto di emergere dalla clandestinità. Invece ha accumulato anni e anni di lavoro in nero, pur non avendo mai commesso reati, tenendosi lontano sempre da giri pericolosi, cambiando tanti lavori, ma tutti svolti onestamente. Ma ecco che le norme maroniane si abbattono su di lui poco prima di prendere il volo (per Dakar) : adesso potrà figurare nelle statistiche che Maroni sbandiererà nei suoi spot televisivi. Khadim viene infatti arrestato sul posto perché era rimasto in Italia senza documenti. In quanto irregolare, era stato colpito da alcuni decreti di espulsione di cui lui non ha mai conosciuto l’esistenza, non essendogli mai stati notificati. Ora che stava per andarsene dal nostro Paese, dovrà scontare sette mesi di carcere per inosservanza ai quei decreti. Non solo: lo Stato italiano, oltre al mantenimento in galera, dovrà provvedere pure a pagargli il biglietto aereo e gli avvocati d’ufficio, così recita la legge. Il massimo della farsa si raggiunge quando Khadim, dal carcere, tramite il legale, chiede l’espulsione come misura alternativa alla galera, ma il magistrato respinge la richiesta perchè secondo il pacco sicurezza la misura alternativa non può esere concessa a chi non ha ottemperato all’espulsione. Siamo al paradosso che la sua richiesta di lasciare l’Italia non è stata accolta perchè deve scontare una pena per non essersene andato. Il Garante dei detenuti ammette che “siamo di fronte a una storia che sembra senza senso, ma frutto di una legislazione che in tema di immigrazione, tra carcere e centri di espulsione, sembra accanirsi contro i cittadini stranieri, fino a prevedere inutile pene afflittive e ulteriore sofferenza. Forse sarebbe necessario studiare gli effetti pratici di alcune leggi per evitare di risolvere un fenomeno di rilevanza sociale, come l’immigrazione, facendo ricorso al carcere”. Ma noi in fondo siamo il Paese dei “pacchi”, quello sulla sicurezza è uno degno della prima serata di Rai1, altro che Max Giusti, qua conduce Sax Maroni. Nessuno andrà mai a cercare chi ha fatto lavorare in nero per otto anni Khadim, senza contributi e assistenza sanitaria, ma come abbiamo beccato il senegalese a Fiumicino mentre stava per lasciare il Paese, gli siamo zompati addosso per incrementare la statistica. E se ora dovremo pagargli vitto e biglietto aereo, chissenefrega… non pagano certo in via Bellerio, pagano i contribuenti italiani.
A VENEZIA, SEI MINORENNI PADANI HANNO COSPARSO DI BENZINA IL GIACIGLIO DI UN SENZATETTO…. FOSSERO STATI STRANIERI, CHISSA’ QUANTI LEGHISTI OGGI SAREBBERO IN PIAZZA PER INVOCARE LA FORCA…. E’ IL FRUTTO DEL CLIMA DI ODIO VERSO I DIVERSI E GLI EMARGINATI: SI CERCHINO I MANDANTI MORALI
Hanno tentato di dare fuoco a un clochard veneziano di nome Marino, 61 anni, che ormai vive in una scatola di cartone in corte Badoera, a due passi dalla basilica dei Frari. Due sere fa, un gruppo di giovani si è presentato con liquido infiammabile e accendini. Ragazzini sotto i 18 anni, in che rende la cosa ancor più inquietante, hanno versato il liquido prima tra i cartoni, poi nella corte, fino alla calle d’uscita. Quasi per segnarsi una via di fuga, da veri criminali. A quel punto hanno acceso la miccia e il fuoco ha iniziato a svilupparsi tra i cartoni ricoperti di plastica, dietro cui si riparava l’uomo. Le fiamme hanno intaccato il giaccone dell’uomo che è riuscito fortunatamente a spegnerle, mentre i giovani fuggivano. Abitanti della zona confermano che si trattava di quattro maschi e due femmine, tutti giovanissimi: dalle finestre hanno assistito all’orrore dell’uomo con l’abito in fiamme, alla stradina di fuoco. Una tragedia sfiorata, un tentato omicidio che lascia pesanti interrogativi su come dei giovani possano arrivare a tanto. Si tratterebbe di giovani che da tempo lo avevano preso di mira, che frequentano la zona. Giovani di pura razza padana, come confermato sia dal clochard che da numerosi testimoni. Gente conosciuta che nessuno ha mai provveduto a fermare prima e che, ancora oggi, non risultano arrestati o fermati. Marino stazionava in quei cartoni da ben otto anni, da quando venne sfrattato dalla casa in cui abitava a Cannaregio, un colpo da cui non si è mai più ripreso. Ha iniziato così la sua povera vita da clochard: sotto il porticato si è costruito la sua casa di cartoni, si lava alla fontana, mangia quello che trova tra i rifiuti, svuota vasi di urina e di feci nei tombini vicini. Gli abitanti della corte ne parlano bene, non aveva mai dato fastidio a nessuno: qualcuno sostiene che i servizi sociali del Comune lo seguivano, altri che sarebbe bastato dargli una casa e un po’ di aiuto, invece che ignorare il problema. Anche alla luce del fatto che un gruppetto di giovani lo aveva preso di mira. Ma nessuno ha fatto qualcosa, fino al tentato omicidio di qualche sera fa. Se gli autori del gesto fossero stati stranieri, oggi ci sarebbe la feccia leghista in piazza a reclamare la forca per quei delinquenti. Essendo invece i criminali di pura razza padana, si fa finta di nulla, si cercano altrove responsabilità. Come se non fosse evidente che l’atto spregevole di quei giovani, magari di buona famiglia (se mai qualcuno si degnerà di identificarli), sono solo il frutto di quel clima di odio verso il diverso, i più deboli, gli emarginati, che viene portato avanti da anni da una certa forze politica, per luridi interessi elettorali. Fomentando paure e fobie, alimentando odio e razzismo, individuando un nemico per giustificare ipocrisie, egoismi, speculazioni. Una politica che di “umano” non ha nulla, additando come “buonisti” semplicemente coloro che vogliono il rispetto delle legge, garantendo doveri, ma anche diritti ai più deboli. Esistono responsabilità morali gravissime anche per chi, come Zaia, pone nel suo programma come primo punto il concetto “prima i i veneti”, come se non esistesse l’Italia unita, come se decine di migliaia di veneti non fossero stati loro stesso migranti in America all’inizio del secolo. Prima i veneti? Sì agli incroci delle strade, pirla. Gli uomini sono tutti uguali, a tutti devono essere garantiti uguali basi di partenza, poi emerga il migliore. Ma chi è debole e sfortunato va aiutato, veneto o meridionale che sia, immigrato regolare o veneziano doc che risulti all’anagrafe. Perchè si inizia a creare steccati con gli immigrati, poi coi meridionali, poi con i veneti di altre province, poi coi quelli di altri quartieri e alla fine si mette il reticolato anche nel ballatoio, per evitare i vicini di casa. Ma quale Italia vogliamo creare per il futuro dei nostri figli? Quella della discriminazione razziale e dell’odio per il diverso? Quella del legittimo impedimento ai processi e della legittima autorizzazione a dare fuoco ai barboni? Quella dell’egoismo, dell’odio, del potere del denaro? O quella del rispetto delle leggi, della solidarietà e della convivenza civile? Prima i veneti? No, prima i non razzisti, i non malati di mente, i non istigatori di odio. Esistono i killer, ma anche i mandanti persino nei peggiori gialli di provincia.
Fonte: nei titoli [Modificato da ®@ffstef@n 07/01/2010 21:07] |