Orari delle Sante Messe a Gubbio
Clicca qui

ISCRIVETEVI ALLA NOSTRA NEWSLETTER per ricevere informazioni sui nostri prossimi incontri e sulle nostre attività
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

Articolo di Enzo Bianchi sul Motu Proprio

Ultimo Aggiornamento: 13/07/2007 20:09
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 189
Città: GUBBIO
Età: 44
Sesso: Maschile
12/07/2007 15:36

Se il messale è una bandiera
(La Repubblica, 8 luglio 2007)

Molto atteso dai pochissimi cattolici "tradizionalisti" e molto temuto dai
vescovi e dalle chiese locali, è stato promulgato, dopo molte dilazioni
indicatrici di incertezze, il motu proprio
Summorum Pontificum che
"liberalizza" il rito della messa vigente prima della riforma liturgica.
Preconizzato da più di un anno, ha destato grandi preoccupazioni e ha acceso
un dibattito di grande qualità: conferenze episcopali, singoli vescovi,
teologi e liturgisti hanno analizzato con spirito di pace e volontà di
riconciliazione con i tradizionalisti scismatici i problemi e le derive che
potrebbero inoculare contrapposizioni e ulteriori divisioni tra i cattolici.
Sì, perché in questi quarant'anni del post-concilio, le chiese hanno
percorso un lungo cammino, spesso faticoso, nell'attuazione della riforma
liturgica, hanno registrato anche qua e là abusi e contraddizioni allo
spirito dell'autentica liturgia cattolica ma, come ha affermato Giovanni
Paolo II nel 1988, "questo lavoro è stato fatto sotto la guida del principio
conciliare: fedeltà alla tradizione e apertura al legittimo progresso;
perciò si può dire che la riforma liturgica è strettamente tradizionale,
'secondo i santi padri'" (XXV annus n. 4). Di conseguenza, nel chiarire le
possibilità offerte ai tradizionalisti Giovanni Paolo II precisava che "la
concessione dell'indulto non è per cercare di mettere un freno
all'applicazione della riforma intrapresa dopo il concilio (Udienza generale
del 28.9.1990).

Noi cattolici, ma per la convinzione profonda che il vescovo di Roma è il
servo della comunione ecclesiale, obbediamo anche a prezzo di fatica, di
sofferenza e di non piena comprensione di ciò che ci vien chiesto
autorevolmente e che non contraddice il vangelo: siamo anche capaci di
obbedienza pur dissentendo lealmente e con pieno rispetto. Questa obbedienza
che vuole essere evangelica e "in ecclesia", richiede che ci esercitiamo a
pensare e riflettere per capire maggiormente e per animare la comunicazione
in vista di una comunione matura e salda, per fare di tutto affinché la
chiesa non soffra di disordine e di ulteriori contrapposizioni: chi ha un
vero sensus ecclesiae questo soprattutto teme!

Dunque questo motu proprio deve essere accolto come un atto di Benedetto XVI
teso a metter fine allo scisma aperto dai lefebvriani e alla "sofferenza" di
altri pur restati in comunione con Roma. Il papa è consapevole che più
passano gli anni, più le posizioni si induriscono, più ci si abitua allo
scisma e si affievolisce il desiderio di una reciproca riconciliazione tra
chiesa e scismatici. È in questa prospettiva che va compreso e accolto
questo motu proprio, come dice la lettera personale del papa che lo
accompagna: "fare tutti gli sforzi affinché, a tutti quelli che hanno
veramente il desiderio dell'unità, sia reso possibile di restare in
quest'unità o di ritrovarla nuovamente".

Per questo il papa autorizza con liberalità la celebrazione della messa
conformemente al messale detto di Pio V (riedito nel 1962 prima della
celebrazione del concilio e perciò detto anche "di Giovanni XXIII") sicché
ora "ogni sacerdote cattolico ... può usare o il Messale Romano promulgato
nel 1962 dal B. Giovanni XXIII, oppure il Messale Romano promulgato dal Papa
Paolo VI nel 1970 ... senza alcun permesso, né della Sede apostolica, né del
suo Ordinario". Si esce così dall'indulto concesso da Giovanni Paolo II nel
1984 e ribadito nel 1988, perché allora si dava la possibilità di celebrare
la messa detta di Pio V se il vescovo lo permetteva, mentre ora vi è la
possibilità di celebrarla e il vescovo non può proibirla. La forma della
messa di Pio V non è più dunque "eccezionale" ma "straordinaria", non è più
una deroga alle regole ma permessa dalle regole. Scrive testualmente il
papa: "Il Messale Romano promulgato da Paolo VI è l'espressione ordinaria
della 'legge della preghiera' ... tuttavia il Messale promulgato da Pio V
... deve venir considerato come espressione straordinaria della stessa
'legge della preghiera' ... Queste due espressioni sono due usi dell'unico
rito romano".

Ma per chi è stata promulgata questa nuova legislazione? La risposta non è
semplice perché quanti chiedono la possibilità di praticare il messale di
Pio V sono una galassia numericamente ridotta ma molto variegata. In tutto
il mondo questi cattolici con sensibilità tridentina sono circa 300.000 con
circa 450 preti, sul totale di un miliardo e 200 milioni di cattolici, e di
essi circa la metà appartiene alla porzione scismatica dei seguaci di mons.
Lefebvre. Nel motu proprio si pensa certo a questi ultimi - per quali,
afferma la lettera, "la fedeltà al messale antico divenne un contrassegno
esterno" - ma c'è attenzione soprattutto ai tradizionalisti in comunione con
Roma, quelli legati al rito diventato per loro familiare fin dall'infanzia.

Accanto a questi cattolici, scismatici o no, all'orizzonte affiorano anche
giovani preti che vorrebbero ritornare all'antico rito e alcuni movimenti
ecclesiali che auspicano una ripresa di un'identità fondamentalista
cattolica; vi è poi un'appariscente deriva di confraternite e ordini
cavallereschi vari che attendono di poter celebrare in latino per
rinvigorire il loro folklore e ridare lustro alle loro livree medievali.

Ma qui sorge una serie di domande che esigono una risposta evangelica e una
responsabilità conforme al sensus ecclesiae da parte di tutti: vescovi,
presbiteri, fedeli cattolici. Non è che questi gruppi si nascondano dietro i
veli della ritualità post-tridentina per non accogliere altre realtà assunte
oggi dalla chiesa, soprattutto attraverso il concilio? Il messale di Pio V
non rischia di essere il portavoce di rivendicazioni di una situazione
ecclesiale e sociale che oggi non esiste più? La messa di Pio V non è per
molti una messa identitaria, preferenziale e dunque preferita rispetto a
quella celebrata dagli altri fratelli, come se la liturgia di Paolo VI fosse
mancante di elementi essenziali alla fede? C'è oggi troppa ricerca di segni
identitari, troppo gusto per le cose "all'antica", soprattutto in certi
intellettuali che si dicono non cattolici e non credenti e misconoscono il
mistero liturgico. E ancora, perché alcuni giovani che non sono nati
nell'epoca post-tridentina e non hanno mai praticato come loro messa
"nativa" quella pre-conciliare, vogliono un messale sconosciuto? Cercano
forse un messale lontano dal cuore ma praticato dalle labbra? E se la
celebrazione della messa risponde alle sensibilità, ai gusti personali,
allora nella chiesa non regna più l'ordo oggettivo, ma ci si abbandona a
scelte soggettive dettate da emozioni del momento. Non c'è forse il rischio,
in questo soggettivismo, di incoraggiare ciò che Benedetto XVI denuncia come
obbedienza alla "dittatura del relativismo"?

E perché coloro che chiedono il rito di Pio V si sentono i "salvatori della
chiesa romana"? Salvatori rispetto a cosa? A un concilio ecumenico
presieduto dal vescovo di Roma? Perché assicurano: "Vinceremo ... tutta la
chiesa tornerà all'antica liturgia!"? Questo non è un cammino di
riconciliazione e di comunione, ma di rivincita, di condanna dell'altro, di
rifiuto di riconoscere le colpe rispettive... Sì, c'è il timore che si
risvegli nella chiesa una serie di rapporti di forza in cui c'è chi perde e
chi guadagna. Ma questo risponde più a un'ottica mondana che a un'ottica
evangelica!

Ogni cattolico - anche chi come me può testimoniare con gioia per averlo a
lungo praticato che il messale di Pio V lo ha fatto crescere nella fede,
nell'intelligenza eucaristica e nella vita spirituale e lo sente come un
monumento liturgico, un'architettura rituale capace di far vivere la
comunione diacronica di tutta la chiesa - deve interrogarsi per non lasciare
spazio a forme di idolatria e, con il cardinale Ratzinger, "ammettere che la
celebrazione dell'antica liturgia si era troppo smarrita nello spazio
dell'individualismo e del privato e che la comunione tra presbitero e fedeli
era insufficiente". Sì, nessun idealismo né sul messale né sulla sua pratica
e non sia un messale a far guerra all'altro messale, perché così si sfascia
la chiesa.

Mons. Fellay (il successore di Lefebvre alla guida della Fraternità San Pio
X ) ha
dichiarato che "la liberalizzazione del messale di Pio V provocherà una
guerra nella chiesa con una deflagrazione pari a quella della bomba
atomica". Sono parole gravi, ma che ci fanno restare vigilanti! Né si
dimentichi che è sempre stato ed è tuttora possibile celebrare in latino:
non è una questione di lingua, perché anche il messale di Paolo VI è in
latino e in esso è confluito, seppur riformato, il messale di Pio V.

Benedetto XVI scrive nella lettera che d'ora innanzi non ci sono due riti ma
"un uso duplice dell'unico e medesimo rito" e tuttavia non si possono tacere
le differenze: tra un "uso" e l'altro ci saranno letture bibliche sempre
diverse, si vivranno i tempi liturgici in modo diverso, con feste del
Signore e dei santi in date diverse; con il messale di Pio V si sarà
autorizzati a pregare in modo non conforme all'insegnamento ecumenico del
Vaticano II, così si pregherà per "eretici e scismatici perché il Signore li
strappi da tutti i loro errori", mentre per gli ebrei si userà l'espressione
"popolo accecato". Cosa significherà questo nei rapporti ecumenici con le
chiese e con gli ebrei?

Sì, verificheremo cosa accadrà nella chiesa e come crescerà o sarà
contraddetta la comunione. Sarà determinante l'azione dei vescovi, ai quali
"spetta salvaguardare l'unità concorde, vissuta nelle celebrazioni della
diocesi" (Sacr. Car. 39). La stragrande maggioranza dei vescovi e intere
conferenze episcopali nazionali e regionali, anche italiane, hanno
manifestato la loro opposizione a questo provvedimento, ma ora
nell'obbedienza e per amore della chiesa dovranno discernere come
compaginare la comunione che è sempre innanzitutto comunione liturgica. I
vescovi non smettano di chiedere a quanti vogliono praticare la messa di Pio
V un'accettazione del concilio e della sua riforma liturgica come legittima
e conforme alla verità e alla tradizione cattolica: le espressioni possono
essere diverse, ma uno è il vescovo e il presbiterio attorno a lui. L'unità
non può essere realizzata a qualsiasi prezzo, né a prescindere dall'autorità
del vescovo in comunione con il papa. Il viaggio della barca della chiesa
non è ancora giunto al suo termine e nessun porto può diventare una meta, ma
solo un luogo di sosta e di transito: anche il messale di Pio V, anche
quello di Paolo VI... C'è ancora un altro domani anche per la forma della
liturgia.

Enzo Bianchi
Comunità di Bose
www.monasterodibose.it
OFFLINE
Post: 271
Città: GUBBIO
Età: 53
Sesso: Femminile
12/07/2007 16:56

Ma Enzo Bianchi lo ha letto bene il motu proprio? E soprattutto: ha letto bene la lettera di accompagnamento indirizzata ai vescovi di tutto il mondo? Probabilmente no!!!Avrebbe trovato tutte le risposte ai suoi banali e retorici interrogativi,dato che il Santo Padre non ha tralasciato nulla.Per fortuna il Papa non è lui ma Benedetto XVI,uomo veramente illuminato!!!!!!



Maria auxilium cristianorum, ora pro nobis

OFFLINE
Post: 80
Città: GUBBIO
Età: 52
Sesso: Maschile
Il Presidente
13/07/2007 16:04

[SM=g8180] [SM=g8180] [SM=g8180]


Scrive l'ecumenico Enzo Bianchi:

"con il messale di Pio V si sarà
autorizzati a pregare in modo [SM=g8180] non conforme [SM=g8180] all'insegnamento ecumenico del
Vaticano II"


Questa frase da sola basta a far comprendere il grado di ignoranza e malafede in cui è incorso il Nostro. In primo luogo: VOGLIAMO SAPERE QUALI TESTI DEL CONCILIO VATICANO II AUTORIZZANO A FARE UN'AFFERMAZIONE DEL GENERE. Non è più tollerabile che si tiri in ballo il Concilio senza nemmeno indicare uno straccio di testo a sostengo della nefasta tesi che si vuole sostenere. O forse il Nostro voleva far riferimento al fantasmagorico "spirito del Concilio"? Cioè quell'eresia secondo la quale l'insegnamento del Vaticano II non starebbe nei testi canonicamente approvati, ma nello spirito che avrebbe ispirato i padri al di là dei testi che hanno prodotto. In secondo luogo: Benedetto XVI avrebbe promulgato un motu proprio che autirizza i fedeli a pregare in modo difforme all'isegnamento solenne di un Concilio di Santa Romana Chiesa? Quindi più che un pastore attento al bene del suo gregge sarebbe un cieco che guida altri ciechi? Bisognerebbe allora diffidare da un simile pastore e ascoltare invece la voce più mite, ecumenica, aperta, dialogante, suadente, rassicurante del vero buon pastore Enzo di Bose? Ma forse, a questo proposito, sarà bene riflettere sulle parole di Gesù: Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro son lupi rapaci. Dai loro frutti li riconoscerete...
Benedetto XVI ci ha chiesto di pregare per lui affinché non fugga per paura davanti ai lupi. Evidentemente le nostre preghiere hanno fatto effetto se, nonostante l'opposizione dura che il motu proprio ha incontrato - e che lo stesso Bianchi riconosce - il Papa ha deciso ugualmente di pubblicarlo.
Infine vorrei sottolineare che Enzo Bianchi è l'ultimo a porter parlare "senza pregiudizi" sul motu proprio. Solamente due giorni prima che venisse annunciata la sua pubblicazione, con la sucumera caratteristica di chi crede di sapere lui solo qual è il vero bene della Chiesa, sempre dalle colonne di Repubblica (che giornale prestigioso, tra l'altro, per un sacerdote cattolico) rassicurava i timorosi con parole nette e decise: "Il Santo Padre non liberalizzerà la Messa di San Pio V". Che profeta! [SM=g8161] [SM=g8161] [SM=g8161]
NON PRAEVALEBUNT!!!
OFFLINE
Post: 419
Sesso: Femminile
13/07/2007 20:09

Bravo Gigiolo! [SM=g8149] ...e non dimentichiamo...


Tutto ciò che da Noi è stato stabilito con questa Lettera Apostolica data a modo di Motu proprio, ordiniamo che sia considerato come “stabilito e decretato” e da osservare dal giorno 14 settembre di quest’anno, festa dell’Esaltazione della Santa Croce, nonostante tutto ciò che possa esservi in contrario.
[Modificato da Bene 13/07/2007 20:09]
--------------- M I R ---------------
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi
Cerca nel forum

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 02:32. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com