00 20/11/2007 10:08



Messa tridentina, da Monsignor Ranjith un no secco alla contrapposizione tra progresso e tradizione


CITTA’ DEL VATICANO - ''Per anni la liturgia ha subito troppi abusi e tanti vescovi li hanno ignorati''. Benedetto XVI ''non poteva tacere''. L'arcivescovo Albert Malcom Ranjith (nella foto), segretario della Congregazione per i sacramenti, spiega cosi' sull'Osservatore Romano le ragioni che hanno spinto il Papa a firmare il motu proprio che liberalizza la Messa tridentina. Il presule torna ad intervenire nel dibattito da lui stesso avviato con la denuncia delle ''disubbidienze'' che si sono registrate in questi mesi, affidata nei giorni scorsi all'agenzia vaticana Fides e al nostro quotidiano ‘Petrus’: ''Noi - afferma - siamo chiamati a essere fedeli a qualcosa che non ci appartiene ma che ci viene dato, dobbiamo essere fedeli alla serieta' con cui si celebrano i sacramenti. Perche' dovremmo riempire pagine e pagine di istruzioni se poi ciascuno si ritiene autorizzato a fare quello che vuole?''. Secondo Ranjith, la contrapposizione tra tradizionalisti e innovatori, ''non ha senso: non c'era e non c'e' una cesura tra un prima e un dopo, c'e' invece una linea continuativa'' afferma. ''Riguardo alla messa tridentina - prosegue - c'e' stata una domanda crescente nel tempo, via via sempre piu' organizzata. Di contro, la fedelta' alle norme della celebrazione dei sacramenti continuava a calare. Piu' diminuivano tale fedelta', il senso della bellezza e dello stupore nella liturgia - aggiunge l'arcivescovo - piu' aumentava la richiesta per la messa tridentina''. Questo documento dunque, oltre ad essere un tentativo di cercare l'unione con la Fraternita' Sacerdotale san Pio X - conclude il segretario della Congregazione vaticana - e' anche un segno, un forte richiamo del pastore universale a un senso di serieta'''.



Maria auxilium cristianorum, ora pro nobis