RITO TRIDENTINO - IMPORTANTI NEWS

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gigiolo71
00martedì 20 marzo 2007 17:15
Entro Pasqua il motu proprio per la liberalizzazione
Cari amici,
gaudet mater Ecclesia [SM=g7044]

Il noto giornalista cattolico Marco Tosatti (che spesso ha anticipato con successo notizie eclatanti sulla vita della Chiesa) ha scritto uno strepitoso articolo - che riporto integralmente - sull'uscita del Motu proprio con cui il santo Padre Benedetto XVI liberalizzerà il rito tridentino... [SM=g7057] [SM=g7057] [SM=g7057]

Udite udite: dovrebbe uscire tra pochi giorni (tra il 25 marzo - festa dell'Annunciazione - e il 5 aprile - giovedì santo, giorno in cui nostro Signore ha istituito l'Eucaristia)!! [SM=g7039]

Anche il vaticanista del Correre della Notte (scusate: della Sera), Luigi Accattoli, è sulla stessa linea.

SPERIAMO BENE! COMUNQUE, VISTO CHE LA DECISIONE SPETTA SOLO AL NOSTRO BENEDETTO XVI... PREGHIAMO PER LUI! C'è un'opposizione incredibile sul rito tridentino. Ricordiamoci che il Papa, nella sua prima omelia, ci ha chiesto di pregare per lui affinché non fugga davanti ai lupi... Coraggio, amici, preghiamo il santo Rosario per il Papa e la liberalizzazione del Rito tridentino... [SM=g7044] [SM=g7044]

Ecco comunque la versione integrale dei due articoli:



PRONTO IL «MOTU PROPRIO» DI RATZINGER MALGRADO IL PARERE CONTRARIO DELLA CHIESA FRANCESE

Cè il via libera del Papa torna la messa in latino

Con la Pasqua duro colpo allopposizione lefebvriana

MARCO TOSATTI

CITTÀ DEL VATICANO
Benedetto XVI «libera» la messa tridentina, la cosiddetta messa «in latino» amata - ma non solo - dai seguaci di monsignor Lefebvre, e per questo molto avversata dalle ali «progressiste» della Chiesa. E pronto il «motu proprio» del Papa, che dovrebbe essere promulgato fra la festa dellAnnunciazione (il 25 marzo) e la Pasqua. Il testo è blindatissimo; ma secondo indiscrezioni di ottima fonte dovrebbe rovesciare la situazione attuale. Ora i vescovi hanno il potere, grazie anche a una trafila burocratica estenuante, di rendere il più difficile possibile la celebrazione della vecchia messa. Con il motu proprio, il loro ruolo dovrebbe cambiare: non più arbitri, ma controllori. E daltronde, fa notare unarguta volpe di Curia, vescovo, «episkopos» significa in greco proprio questo: controllore. Ciò vuol dire che i fedeli che vogliono la messa in latino (un minimo di trenta) hanno il diritto di chiederne la celebrazione, in qualsiasi chiesa, fatte salve alcune condizioni generali di opportunità. La «liberalizzazione» avrà un effetto notevole sui rapporti con i lefebvriani. Li priva di una delle loro armi più potenti, e cioè la denuncia del «tradimento» liturgico compiuto dopo il Concilio Vaticano II, e - secondo molti - contro la volontà dei padri conciliari; li obbliga a dialogare con Roma, facendo balenare il pericolo di «svuotare» il movimento alla base. Se sono un fedele tradizionalista, perché, ora che la messa di San Pio V è «libera», celebrata da sacerdoti in comunione con il Papa, dovrei seguire vescovi e sacerdoti scismatici? Alla fine di febbraio, in una cena di addio prima del ritorno definitivo in Cile, lottantunenne cardinale Jorge Medina Estevez, membro della commissione «Ecclesia Dei», incaricata dei rapporti con i lefebvriani, ha detto agli amici porporati che la pubblicazione del «motu proprio» era imminente. Questione di settimane, precisano altre fonti dei Sacri Palazzi.
Anche se lagguerritissimo partito contrario è sempre sul chi va là. Quando nellautunno scorso il «motu proprio» ha cominciato a prendere forma concreta, in unabbazia sullAventino, dopo i vespri, si sono riuniti a cena alcuni prelati: fra gli altri, labate e un personaggio molto importante dellentourage papale, notoriamente nemico della messa Tridentina.
Si è parlato di come fosse necessario «aiutare» il Papa, facendogli capire che la liberalizzazione era un errore; si è fatto il nome del vescovo Le Gall, di Tolosa, come di un punto di riferimento in questopera. E in effetti Le Gall ha fatto dichiarazioni molto dure, e in rapida successione sono giunti a Roma («la calata dei Galli», commenta qualcuno in Vaticano) il cardinale Lustiger, il suo successore a Parigi Vingt-trois e il cardinale di Bordeaux, Ricard, per fare campagna contro il «motu proprio».
I maligni sostengono che la chiesa francese, che ha visto scendere nel periodo 1978-2006 dal 14% al 4,5% la percentuale di persone che vanno a messa la domenica, teme come il nero veleno lo «sdoganamento» degli amanti della messa tradizionale. Anche perché, secondo dati provvisori, nellanno accademico in corso nelle 91 diocesi francesi sarebbero entrati in seminario 120 ragazzi; mentre i quattro o cinque seminari «tradizionalisti» vanterebbero ben quaranta ingressi.
La «calata dei Galli» in effetti ha congelato la situazione per un po, come si attendevano i prelati dellAventino, buoni conoscitori del carattere di Benedetto XVI, prudente e quasi timido, di fronte a unopposizione aperta e decisa. Ma ora, ha confidato a un amico il cardinale Castrillon Hoyos, presidente della commissione «Ecclesia Dei», «il Papa è molto deciso». E nello stesso senso va una dichiarazione che monsignor Malcolm Ranjith, Segretario della Congregazione per il Culto Divino, ha fatto al mensile Usa «Inside the Vatican»: «Cè una crescente richiesta di un ritorno della messa tridentina. E persino alcune figure di rilievo dellélite culturale hanno fatto appelli sui giornali per il ritorno di questa messa».

La Stampa, 17 marzo 2007


LA LINEA DI RATZINGER

Ritorno della messa in latino Pronto il testo del Pontefice

Luigi Accattoli

CITTÀ DEL VATICANO  Il «motu proprio» papale che liberalizzerà l'uso del vecchio messale, cioè la «messa in latino» di prima del Concilio, potrebbe essere pubblicato entro Pasqua: il tempo «si avvicina» dicono in Vaticano, ma non c'è ancora la data. Qualcuno lo prevede per il 25 marzo e altri per il 5 aprile, Giovedì Santo, che non sembra un giorno adatto per un testo normativo, essendo destinato a grandi celebrazioni.
Oggi l'uso della vecchia messa dev'essere autorizzato dal vescovo che ne valuta l'opportunità, dopo la riforma non potrà essere negato quando lo chiedono almeno trenta fedeli. L'uso del vecchio messale era stato proibito da Paolo VI al momento della promulgazione del nuovo nel 1969, ma esso è stato costantemente rivendicato dall'ala tradizionalista cattolica, in particolare dalla «Fraternità san Pio X» fondata dal vescovo francese Marcel Lefebvre. Dopo la scomunica di Lefebvre e dei vescovi da lui ordinati nel 1988, Giovanni Paolo II promulgò un «indulto» che autorizza la vecchia messa su richiesta e a discrezione dei vescovi locali.
Benedetto XVI ( nella foto) vuole ora ampliare l'accesso al vecchio rito sia in vista del recupero dei lefebvriani alla «piena comunione», sia per un convincimento personale sulla possibilità che più riti possano convivere favorendo insieme il pluralismo e l'attaccamento alla tradizione.

Corriere della sera, 18 marzo 2007

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