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La Messa e l'Eucarestia

Ultimo Aggiornamento: 31/07/2010 18:27
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31/07/2010 18:27
 
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Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 11/10/2005 12.15

SINODO DEI VESCOVI: CARD. HERRANZ, ATTENZIONE ALLE “SITUAZIONI IRREGOLARI”, PIU’ CONFESSORI IN PARROCCHIA ED “ESAME DI COSCIENZA” PER “ABUSI”

Ricevere l’Eucaristia è “un diritto fondamentale, ma non assoluto”, e chi assume “un comportamento esterno gravemente, manifestamente e stabilmente contrario alla norma morale” non può essere ammesso alla comunione eucaristica.


A ribadirlo è stato il card. Julian Herranz, presidente del pontificio Consiglio per i testi legislativi, intervenendo ieri pomeriggio alla dodicesima Congregazione generale del Sinodo dei vescovi. Soffermandosi sullo “stato di grazia” come requisito necessario per ricevere la comunione, Herranz ha sottolineato che la norma citata sopra “riguarda una diversità di situazioni irregolari”, che sono però “da seguirsi con amorevole pazienza e sollecitudine pastorale, per cercare di renderli regolari e per evitare che nessun fedele si allontani dalla Chiesa, o si consideri perfino comunicato, per il solo fatto di non ricevere la comunione”. Dio qui l’invito ad un “esame di coscienza”, in primo luogo da parte dei vescovi, esortati proprio dal Papa nella meditazione iniziale del Sinodo a riscoprire il sacramento della riconciliazione e la pratica della “correzione fraterna”.

”Dovremmo essere più sensibili alle giuste richieste dei fedeli che esprimono la loro fame di Eucaristia”, ha detto il cardinale rivolgendosi ai suoi confratelli: “Molti – ha aggiunto – si lamentano di non riuscire quasi a trovare confessori – pur non mancando sacerdoti in parrocchia -; rilevano abusi liturgici e banalità desacralizzanti nelle celebrazioni eucaristiche; soffrono perché – contrariamente alle norme canoniche sul culto pubblico – le chiese sono sempre chiuse fuori dalle celebrazioni comunitarie”.

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http://www.agensir.it


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Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 05/11/2005 12.20
Da Avvenire del 13 ottobre...testo integrale su www.tracce.it  al numero di ottobre.

Giussani: nell’Eucaristia il Mistero diventa familiare
Friburgo, 1967: un incontro con i ragazzi di Gioventù studentesca «Accostarsi alla Comunione è un grido, il grido del derelitto»
Pubblichiamo alcuni stralci della meditazione sull'Eucaristia tenuta da don Giussani agli studenti di Gs della Svizzera nel 1967.

Il Mistero del Sacramento (…) è il Dio - l'invisibile, l'incomprensibile, l'incommensurabile - che si rende sensibile: non come Dio, non può Dio rendersi sensibile come Dio, ma si traduce in una presenza, in una realtà presente che io incontro, una realtà perfettamente umana Gesù era un uomo che agiva e che parlava, così come sono uomini quelli che agiscono e che parlano nel Sacramento, nel Mistero.
 
Ed è il Mistero, il Sacramento, un gesto fatto da uomini, come, per i farisei, Gesù Cristo e quelli che lo attorniavano erano degli uomini che compivano dei gesti e che contraddicevano così la loro purissima idea del Dio inconcepibile e inimmaginabile. Così come può sembrare al razionalista di oggi una realtà assurda la pretesa che quel gesto sia il gesto con cui Dio ricostruisce un uomo, con cui la potenza dell'Altro fa di me un essere nuovo mille volte al giorno, fino a quando questa conversione si vede. Perché io che potevo essere come te, non sono come te. A quarant'anni, se vai avanti così, tu non vedrai quello che vedo io, non sentirai quello che sento io. Mentre quello che tu senti, quello che tu vedi, io lo sento e lo vedo, perché sono stato anch'io come te. Soltanto che sono più in là di te, per qualche cosa che mi è venuto addosso, che mi è venuto dentro, e non me lo sono dato io, non l'ho cavato fuori io da me stesso: questo qualcosa mi è venuto dentro stando vicino a una realtà fisica.

L'affermazione che la Confessione trasformi è puramente gratuita per chi non la usa o per chi la usa in modo da far pietà, come pratica di pietà, e non nella semplicità di quel Mistero. Ed è affermazione puramente gratuita e astratta dire che la Comunione converte, crea un uomo nuovo, sociologicamente visibile, con una mentalità diversa, con una sensibilità sterminatamente più profonda nel sentire l'uomo e i problemi del suo destino; basta non vivere la Comunione, non accostandosi oppure accostandosi in modo da fare pietà, come una pratica di pietà, e non come un mendicante che affonda sé nel Mistero di Dio, senza nessuna pretesa, ma con la certezza che la Redenzione di se stesso avverrà, apparirà quando e come Dio vorrà. Ma già avviene, già avviene dentro di sé: uno non può essere totalmente come prima vivendo quei gesti, non può esserlo.

Il pericolo supremo, dunque, per chi si accosta, è di non accostarsi alla cosa per quello che è, ma per qualcosa che immagina sia, per una riduzione in termini razionalisti o moralistici di una cosa che è puro Mistero.


(…) L'accostarsi alla Comunione è un grido, è il grido di un povero, il grido di un derelitto, che non capisce e non sente più nulla, e perciò ricorre alla forza, al Mistero, alla potenza che fa tutto e che lo convertirà; ricorre a quel Mistero di Dio diventato uomo, inseritosi nella sua vita, che lo ha raggiunto a parole e a fatti col Mistero della Chiesa e che gli dice: "Sono qui", e che ha cambiato tanti e perciò potrà cambiar te.
 
Un giudizio e un desiderio del bene, un grido verso il bene: questo è la Comunione. Non è uno stato d'animo, un sentimento (…). In questo senso, dunque, vi invito, (…) per diventare finalmente uomini, per vivere umanamente, per rendere alle nostre azioni l'anima che a loro manca normalmente, perché si illumini e si guidi la nostra angoscia, perché la carità, cioè l'amore, sia la direttiva della vita, perché la nostra azione sempre più viva coscientemente in rapporto col grande contesto per cui nasce e in cui vive, perché la nostra vita sia cristiana, per capire cos'è Dio e che Dio è diventato uomo, per capire che cos'è la potenza di Dio, per sperimentare che Cristo è vero, per sperimentare che la potenza di Dio si è fatta vedere tra noi, io vi invito innanzitutto all'incontro col Sacramento. L'incontro con una realtà che non potete che percepire confusamente, che non potete capire: è soltanto, perciò, come corollario strano di qualcosa d'altro che noi ci accostiamo a quei gesti.
 
Ed è vivendoli che essi si illuminano e sempre più chiaramente descrivono al nostro spirito anche una metodologia di vita da applicare in tutti i nostri rapporti e in tutte le nostre azioni: vivere il Sacramento nella vita o rendere tutti i nostri rapporti Comunione. Ma questi sono traguardi che vengono appresso.
La prima cosa importante è incominciare. La cosa importante è riconoscere questa Presenza, il gridare a questa Presenza, perché in questa Presenza è il potere di Colui che fa tutte le cose. Esattamente come questa potenza era presente nel volto di Cristo, nell'uomo Cristo; i farisei la tolsero di mezzo esattamente come noi togliamo di mezzo i Sacramenti dalla nostra vita, la sua Presenza nella nostra vita, la sua Presenza fisica: la tratteniamo, magari, secondo la versione di un nostro sentire, la riduciamo a nostri sentimenti, la riduciamo a nostre teorie teologiche, la riduciamo a conoscenze storiche.
 
Invece è una Presenza: così difficile da realizzare, così trascendente come realtà, così abnorme come realtà, così inassimilabile, così impermeabile, così "assurda" come realtà, così incognita come realtà. È lì il cristianesimo, e anche la comprensione e la luce nascono di lì.
 
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Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 08/11/2005 18.49
Padre Pio, Mistero Eucaristico  

(Sull'esempio dei SANTI, Bando alle eresie e a tutte quelle teorie che vogliono sminuire questo magnifico dono del cielo!).



Padre Pio, Mistero eucaristico
di Pio Manelli

FONTE:
http://immacolata.dns2go.com:8500/S...pand=1&Ar=1

Cosa dire della felicità sovrumana di Padre Pio nella celebrazione della Santa Eucaristia? Mai come allora egli sembrava un’aquila che volava verso il suo nido o verso la sua preda. Volava appassionatamente verso il suo Cibo, verso la sua diletta preda che era Gesù in persona. Non solo, ma Gesù, presente realmente nell’Eucaristia, si faceva davvero presente in Padre Pio.

Per comprendere come il mistero di Padre Pio sia essenzialmente un Mistero eucaristico, accenneremo al Mistero della presenza reale di Cristo nell’Eucaristia, che è il mistero più prezioso e fecondo della nostra vita cristiana.

Gesù ci parla del suo Corpo e del suo Sangue come cibo e come bevanda: «Prendete e mangiate; questo è il mio corpo; bevetene tutti, [...] questo è il mio sangue» (Mt 26,26-27). Quale meraviglia d’amore! E come non rimanere infinitamente commossi, udendo Gesù definirsi il Pane vivo disceso dal cielo (cf Gv 6,41) e dire che la sua Carne è veramente cibo, il suo Sangue veramente bevanda e che noi dobbiamo mangiare la sua Carne e bere il suo Sangue? Nell’Eucaristia lo adoriamo immolato per i nostri peccati. Egli stesso ci sollecita a mangiarlo realmente, a berlo realmente, per avere in noi la Vita. Il suo Corpo è così accessibile che ognuno può mangiarlo; il suo Sangue è così accessibile che tutti possono berlo; la sua anima è così accessibile che col suo Corpo e il suo Sangue noi la riceviamo come nutrimento. E la sua Persona Divina si fa talmente accessibile che vuol essere, con tutte le sue perfezioni, Bellezza, Verità, Bontà, Intimità, l’Alimento dell’anima nostra: un Alimento Santo, amante, affamato di noi ed eccitante i nostri desideri, la nostra confidenza, la nostra fame!

Gesù vuole stabilire in tal modo un contatto abituale con la nostra anima, trattenendosi con lei in dolce intimità; vuole, come disse Egli stesso, la vita dell’uno nell’altro: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me ed io in lui» (ivi, 56).

Questa mutua intimità egli la vuole anche fisica, nella Santa Comunione, perché favorisca più realmente, più sicuramente, più riccamente l’unione, l’intimità spirituale. Il suo Corpo, attraverso l’Ostia Santa, entra realmente nel nostro corpo. Il suo Cuore dimora in noi e il nostro cuore e la nostra anima dimorano in Lui. Quest’intimità, anche fisica, dovrebbe farci tremare e suscitare in noi un’adorazione profonda, un rispetto ineffabile verso le Sacre Specie!

E se l’inferno è un Mistero cristiano, di cui la giustizia è l’essenza, il Mistero eucaristico è, invece, essenzialmente un mistero di bontà, d’affabilità, di misericordia, un mistero d’ineffabile amore e amicizia, di donazione mutua, completa, perfetta.

E se Gesù non dimora più nei templi o nelle anime e nelle nazioni in cui abitava, ci si può aspettare da queste anime e da queste nazioni solo una mostruosa rifioritura di errori, di voluttà, di barbarie. Tutte le crudeltà del paganesimo che Egli ricacciò con la sua semplice presenza tendono oggi a rivivere. Anzi le crudeltà di oggi sono ancora più raffinate ed occulte: pensiamo, ad esempio, all’aborto, all’eutanasia e, ultime mostruose aberrazioni, alle manipolazioni genetiche!

Ma la Provvidenza esiste e il nostro Santo ne è stata una dimostrazione vivente. Padre Pio, inviato da Dio per contrastare la corruzione sempre crescente, è stato il profeta dei nostri tempi, l’esempio che ancora ci illumina, anzi ci abbaglia, facendoci respirare il soprannaturale.

Possiamo ben dire che Padre Pio era ripieno del Pane dei forti, ossia di Eucaristia: egli era quasi una pisside piena di Eucaristia! Egli viveva di Eucaristia; la Santa Messa, l’altare e il Tabernacolo erano il centro e il cuore di tutto il suo vivere ed operare. Che cosa c’è stato di più grande, infatti, nella sua vita e nella sua giornata, della celebrazione della Santa Messa? Quali erano le ore più intense della sua preghiera, se non quelle che trascorreva per lungo tempo, di giorno e di notte, presso il Tabernacolo? Chi potrà mai descrivere la sua vita eucaristica?

A tal proposito, due piccoli episodi ci rivelano la passione divina di Padre Pio per la Comunione eucaristica. Una volta un suo figlio spirituale accusò in Confessione al Padre di aver fatto due volte la Comunione eucaristica nella stessa giornata per dimenticanza – a quei tempi era consentito comunicarsi soltanto una volta al giorno –. Ma il Santo gli rispose subito con un sorriso: «Beata dimenticanza!… Beata dimenticanza!…». In un’altra occasione, una figlia spirituale, in Confessione, disse a Padre Pio, con il vanto e la compiacenza di chi riteneva di fare una cosa davvero eccezionale, che stava facendo la Santa Comunione ogni giorno. Quale meraviglia quando si sentì rispondere dal Padre: «Figlia mia, se io potessi, farei dieci Comunioni al giorno!», tanto ardeva di amore per Gesù Sacramentato e dal desiderio di cibarsi delle sue Carni immacolate!


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Da: Soprannome MSNCattolico2 Inviato: 20/03/2006 20.19

CONOSCIAMO LE ANIME DEL PURGATORIO

L’eterno riposo, dona loro, Signore, splenda ad essi la luce perpetua, riposino in pace. Amen.
Eterno Padre, ti offro il Sangue Preziosissimo di Gesù, per le Anime del Purgatorio.
Le anime del Purgatorio le hanno mai parlato di qualche cosa che non amano o che le fanno soffrire durante le Messe tradizionali di oggi?<O></O>
Oh, sì. Quante cose le fanno soffrire! Ad esempio il cosiddetto "segno della pace" ed il darsi la mano durante il 'Padre Nostro'.<O></O>
Sono momenti che si verificano poco dopo la Consacrazione, quando tutta la nostra attenzione dovrebbe essere rivolta al Signore ed a Lui SOLTANTO. E' proprio allora che Egli ci è più vicino; invece succede che le persone si girano, guardandosi intorno e cercano una mano d'afferrare. Dovremmo, al contrario, non essere interrotti nella preghiera più profonda possibile con Lui e NON con un vicino spesso sconosciuto. Questo è voler introdurre un rituale mondano nella Messa piuttosto che voler portare Gesù più profondamente al Suo popolo.<O></O>
Ho parlato di "vicino spesso sconosciuto" perché non si abbassi mai la guardia! E proprio nel più santo dei luoghi che si infiltra MAGGIORMENTE chi opera per Satana. Ed il contatto fisico rafforza le maledizioni che costoro offrono. Come sono felici di stringere le mani od anche di abbracciare le persone quando sono state distratte da Gesù! Il pericolo spesso si cela dietro la familiarità falsa e forzata. Se poi a tutto questo aggiungiamo il fatto che le persone non si confessano, queste Messe diventano un ricco terreno di caccia per chi, tra di noi, ha scelto di tormentare il popolo di Cristo. Pregate il 'Padre Nostro' SOLO con Colui che ci ha dato la PIU' GRANDE delle preghiere. Datevi la mano fuori, quando avrete il tempo e la possibilità di capire con chi avete a che fare. Essere veramente persone di preghiera e cauti non significa essere scorbutici ed ipercritici.<O></O>
Ci sono, poi, gli applausi in chiesa, forse la cosa peggiore. Le chiese sono fatte perché in esse si preghi. Gesù è là, nel tabernacolo, e noi gli rubiamo tempo per applaudire un altro uomo che ha detto o fatto qualche cosa di grande, giusto e bello?! No! Tutto ciò è pericoloso per il sacerdote o per chi abbia parlato poiché gonfia il loro ego invece di aiutarli nella loro missione, da compiersi in umiltà, di portarci a Gesù. E così sbagliato, così in contraddizione con quella devozione che DOBBIAMO inculcare a tutti, specialmente ai nostri giovani! A scuola si prendono tutti per mano ed applaudono, ma dobbiamo insegnar loro che, invece, le chiese esistono soltanto perché loro s'incontrino con Dio Padre, Dio Figlio e Dio Spirito Santo e con Maria, per NESSUN altro motivo,
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