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Violenza ai minori, aborto: lezione stupenda di mons. Fisichella

Ultimo Aggiornamento: 14/03/2009 19:30
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Sesso: Femminile
14/03/2009 19:30

Dalla parte della bambina brasiliana

di Rino Fisichella
Arcivescovo presidente
della Pontificia Accademia per la Vita

Il dibattito su alcune questioni si fa spesso serrato e le differenti prospettive non sempre permettono di considerare quanto la posta in gioco sia veramente grande. È questo il momento in cui si deve guardare all'essenziale e, per un attimo, lasciare in disparte ciò che non tocca direttamente il problema. Il caso nella sua drammaticità è semplice.

C'è una bambina di soli nove anni - la chiameremo Carmen - che dobbiamo guardare fisso negli occhi senza distrarre lo sguardo neppure un attimo, per farle capire quanto le si vuole bene. Carmen, a Recife, in Brasile, viene violentata ripetutamente dal giovane patrigno, rimane incinta di due gemellini e non avrà più una vita facile. La ferita è profonda perché la violenza del tutto gratuita l'ha distrutta dentro e difficilmente le permetterà in futuro di guardare agli altri con amore.

Carmen rappresenta una storia di quotidiana violenza e ha guadagnato le pagine dei giornali solo perché l'arcivescovo di Olinda e Recife si è affrettato a dichiarare la scomunica per i medici che l'hanno aiutata a interrompere la gravidanza.

Una storia di violenza che, purtroppo, sarebbe passata inosservata, tanto si è abituati a subire ogni giorno fatti di una gravità ineguagliabile, se non fosse stato per lo scalpore e le reazioni suscitate dall'intervento del vescovo. La violenza su una donna, già grave di per sé, assume una valenza ancora più deprecabile quando a subirla è una bambina, con l'aggravante della povertà e del degrado sociale in cui vive. Non c'è linguaggio corrispondente per condannare tali episodi, e i sentimenti che ne derivano sono spesso una miscela di rabbia e di rancore che si assopiscono solo quando viene fatta realmente giustizia e la pena inflitta al delinquente di turno ha certezza di essere scontata.

Carmen doveva essere in primo luogo difesa, abbracciata, accarezzata con dolcezza per farle sentire che eravamo tutti con lei; tutti, senza distinzione alcuna.

Prima di pensare alla scomunica era necessario e urgente salvaguardare la sua vita innocente e riportarla a un livello di umanità di cui noi uomini di Chiesa dovremmo essere esperti annunciatori e maestri. Così non è stato e, purtroppo, ne risente la credibilità del nostro insegnamento che appare agli occhi di tanti come insensibile, incomprensibile e privo di misericordia.


È vero, Carmen portava dentro di sé altre vite innocenti come la sua, anche se frutto della violenza, e sono state soppresse; ciò, tuttavia, non basta per dare un giudizio che pesa come una mannaia.
Nel caso di Carmen si sono scontrate la vita e la morte. A causa della giovanissima età e delle condizioni di salute precarie la sua vita era in serio pericolo per la gravidanza in atto.

Come agire in questi casi?

Decisione ardua per il medico e per la stessa legge morale. Scelte come questa, anche se con una casistica differente, si ripetono quotidianamente nelle sale di rianimazione e la coscienza del medico si ritrova sola con se stessa nell'atto di dovere decidere cosa sia meglio fare. Nessuno, comunque, arriva a una decisione di questo genere con disinvoltura; è ingiusto e offensivo il solo pensarlo.
Il rispetto dovuto alla professionalità del medico è una regola che deve coinvolgere tutti e non può consentire di giungere a un giudizio negativo senza prima aver considerato il conflitto che si è creato nel suo intimo. Il medico porta con sé la sua storia e la sua esperienza; una scelta come quella di dover salvare una vita, sapendo che ne mette a serio rischio una seconda, non viene mai vissuta con facilità. Certo, alcuni si abituano alle situazioni così da non provare più neppure l'emozione; in questi casi, però, la scelta di essere medico viene degradata a solo mestiere vissuto senza entusiasmo e subito passivamente. Fare di tutta un'erba un fascio, tuttavia, oltre che scorretto sarebbe ingiusto.

Carmen ha riproposto un caso morale tra i più delicati; trattarlo sbrigativamente non renderebbe giustizia né alla sua fragile persona né a quanti sono coinvolti a diverso titolo nella vicenda.

Come ogni caso singolo e concreto, comunque, merita di essere analizzato nella sua peculiarità, senza generalizzazioni. La morale cattolica ha principi da cui non può prescindere, anche se lo volesse.
La difesa della vita umana fin dal suo concepimento appartiene a uno di questi e si giustifica per la sacralità dell'esistenza.
Ogni essere umano, infatti, fin dal primo istante porta impressa in sé l'immagine del Creatore, e per questo siamo convinti che debbano essergli riconosciuti la dignità e i diritti di ogni persona, primo fra tutti quello della sua intangibilità e inviolabilità.

L'aborto provocato è sempre stato condannato dalla legge morale come un atto intrinsecamente cattivo e questo insegnamento permane immutato ai nostri giorni fin dai primordi della Chiesa. Il concilio Vaticano ii nella Gaudium et spes - documento di grande apertura e accortezza in riferimento al mondo contemporaneo - usa in maniera inaspettata parole inequivocabili e durissime contro l'aborto diretto. La stessa collaborazione formale costituisce una colpa grave che, quando è realizzata, porta automaticamente al di fuori della comunità cristiana. Tecnicamente, il Codice di diritto canonico usa l'espressione latae sententiae per indicare che la scomunica si attua appunto nel momento stesso in cui il fatto avviene.

Non c'era bisogno, riteniamo, di tanta urgenza e pubblicità nel dichiarare un fatto che si attua in maniera automatica.

Ciò di cui si sente maggiormente il bisogno in questo momento è il segno di una testimonianza di vicinanza con chi soffre, un atto di misericordia che, pur mantenendo fermo il principio, è capace di guardare oltre la sfera giuridica per raggiungere ciò che il diritto stesso prevede come scopo della sua esistenza: il bene e la salvezza di quanti credono nell'amore del Padre e di quanti accolgono il vangelo di Cristo come i bambini, che Gesù chiamava accanto a sé e stringeva tra le sue braccia dicendo che il regno dei cieli appartiene a chi è come loro.

Carmen, stiamo dalla tua parte. Condividiamo con te la sofferenza che hai provato, vorremmo fare di tutto per restituirti la dignità di cui sei stata privata e l'amore di cui avrai ancora più bisogno. Sono altri che meritano la scomunica e il nostro perdono, non quanti ti hanno permesso di vivere e ti aiuteranno a recuperare la speranza e la fiducia. Nonostante la presenza del male e la cattiveria di molti.

(©L'Osservatore Romano - 15 marzo 2009)



Ha ragione mons. Fisichella.... [SM=g1740730]

Infatti la Chiesa pur condannando sempre l'aborto ed ogni sua forma, parla sempre di omicidio anche quando, in casi estremi, la scelta di chi far morire cade sul nascituro, ma non parla di condanna esplicita, ci sono casi talmente delicati ed intricati che pur commettendosi l'omicidio (l'aborto), non è facile per nulla giudicare o parlare di chi l'ha commesso...a ragione dice mons. Fisichella:
Non c'era bisogno, riteniamo, di tanta urgenza e pubblicità nel dichiarare un fatto che si attua in maniera automatica.

In questo caso è stato un errore scomunicare PUBBLICAMENTE i medici perchè qui parliamo di una BAMBINA DI NOVE ANNI VIOLENTATA...ed è proprio in casi come questi che Gesù stesso ci rammenta che NON SIAMO PIU' SCHIAVI DELLA LEGGE il chè non vuol dire che l'omicidio avvenuto di un altra creatura innocente non sarà giudicato da Dio...TUTTO SARA' GIUDICATO e l'ha dove NON arriva l'uomo o la sua giustizia, arriva sempre quella di Dio....[SM=g1740720]

In questa situazione purtroppo neppure tanto rara nè unica...le vittime SONO DUE anzi tre, i medici hanno tentato di salvarne una perchè loro NON sono Dio e non potevano salvarle entrambe...

Ci sono molte altre cose da scomunicare pubblicamente e che stanno alla base anche di tante brutture che la legge umana non riesce ad arginare che questa proprio se la potevano risparmiare...

E non si tratta di moralismo o di pietismo, speriamo piuttosto che non strumentalizzino mons. Fisichella per dire che è favorevole all'aborto...oggi non ci meraviglia pià nulla, che si sappia restare almeno in silenzio di passione davanti a storie come queste...

****************

Lettera aperta alla piccola Carmen[SM=g1740720]

Dolcissima Carmen...alcuni anni fa in Italia una bambina di nome Maria di soli tre anni veniva ripetutamente violentata dal suo patrigno a tal punto che la bimba morì, era il Venerdì Santo, giorno in cui sarebbe uscito il film "La Passione" di Mel Gibbson tanto discusso perchè descrive la passione di un Uomo-Dio, Gesù Cristo, in modo così talmente reale da leggere chiaramente non solo la storia di Maria e della sua breve vita d'inferno, ma anche la tua storia, in quel Corpo martoriato c'è descritta tutta la tua passione, l'umiliazione che hai dovuto subire, la profanazione non solo al tuo corpo ma anche alle due vite che dopo portavi dentro a causa di quella violenza...

Non so proprio come potrai uscire fuori da questa situazione, ma se sopravviverai ce la farai perchè quel Crocefisso che in quei chiodi ha crocefisso anche la tua storia con la sua, non permetterà la tua sconfitta...
Ti porto nel cuore piccola dolce Carmen....ti voglio bene....[SM=g1740738]

con affetto, una mamma fra le tante che oggi staranno piangendo leggendo la tua storia... CaterinaLD
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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