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Bufera sulla Chiesa fiorentina

Ultimo Aggiornamento: 05/10/2007 17:35
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Sesso: Femminile
05/10/2007 17:35

Bufera sulla Chiesa fiorentina
Dante Pastorelli
03/10/2007



Ha ragione da vendere il cardinale Ennio Antonelli ad invitare con tanta energia i fedeli a reagire, a non smarrirsi, a non accettar, succubi, l'ondata di fango gettata sulla Chiesa fiorentina.
Una scossa necessaria, forse con qualche comprensibile esagerazione.
Non leggo tutti i giornali, ma quelli che mi sono rigirato tra le mani hanno dato, sì, la notizia della presunta implicazione del vescovo Claudio Maniago in episodi turpi, però non mi sembra che abbiano infierito sulla sua persona: anzi, hanno espresso perplessità, dubbi sulla realtà dei «delitti» di cui sarebbe stato protagonista.
Hanno scritto, sì, di dipendenti della curia e di due sacerdoti che lo accusano, oltre che del gay con cui si sarebbe intrattenuto segretamente ma non tanto, non s'è capito bene se a Cecina o a Cercina, tuttavia, in linea generale, almeno, ho notato equilibrio e manifestazioni di simpatia e solidarietà per il prelato e non solo da parte cattolica.
Quindi, non si può gettar la croce sulla stampa, semmai sugli accusatori e su chi, dal palazzo di giustizia, ha lasciato trapelare il contenuto di indagini che la stampa non poteva fingere di ignorare.
Internet, invece, ha lasciato spazio, nei vari blog e forum, alla grafomania anticlericale, protetta dall'anonimato, che s'appiglia a qualsiasi pur vaga ombra di scandalo, in cui sguazza con miserabile compiacimento, per rinfocolare la sua campagna satanica contro la Chiesa.
Da sottolineare che non tutti i parroci hanno dato pubblica lettura della circolare in cui sua eminenza esprime ed invoca calda solidarietà al suo ausiliare: i telegiornali hanno parlato di affissione alla bacheca in alcune chiese, in fondo alla navata dove vorrei saper quanti l'hanno vista, di lettura in poche.
Il resto dei parroci l'hanno presa in considerazione?
Non mi sorprenderebbe se l'avessero gettata nel cestino: l'autorità nella Chiesa gerarchica per costituzione divina è ai minimi storici.
Persino i documenti normativi emanati dai Pontefici (si pensi alla «Redemptionis Sacramentum» sugli abusi eucaristici) sono scivolati, senz'applicazione, in archivio.
E chi doveva vigilare sulla sua applicazione era ed è ovunque beatamente accucciato tra le braccia di Morfeo.

Io non ho dimestichezza col vescovo Maniago, come pure col cardinale: qualche raro incontro di carattere burocratico.
Nient'altro.
Non siamo mai stati ritenuti degni, noi cattolici seguaci del rito antico riuniti intorno alla Confraternita di San Francesco Poverino e ad «Una Voce», d'una visita, d'un incoraggiamento, d'una parola paterna da parte degli arcivescovi e degli ausiliari in oltre ventidue anni di attività e apostolato.
Anche quando sono venuti a San Francesco Poverino, l'hanno fatto esclusivamente per incontrare, di sera, i dipendenti della Madonnina del Grappa prima, poi quelli della Caritas, benemerite associazioni, ospiti nei nostri locali per la gestione della mensa pei poveri: noi, i paria, no, neppure invitati!
Ricordo ancora con molta amarezza che il cardinale Piovanelli, quando tanti anni fa personalmente lo pregai filialmente di venire fra noi come un padre, mi rispose: «Vi ho dato la Messa, non chiedetemi altro, e comportatevi bene in caso contrario revoco l'indulto».
Come se si fosse stati dei delinquenti.
Ad analoga richiesta, avanzata in un incontro in vescovado, monsignor Antonelli, non ancora cardinale, rispose con un muto sorriso.
Insomma in tutti questi anni la presenza dei pastori in mezzo a noi non l'abbiamo né vista né sentita.
Pronti ad abbracciare pagani, ebrei, islamici, eretici e scismatici d'ogni genìa, in nome dell'amore interreligioso, a noi hanno negato la consolazione d'uno sguardo del Cristo ch'essi rappresentano in città, di quel Cristo che noi, cattolici, apostolici romani, come loro adoriamo insieme al Padre e allo Spirito Santo.
I giudizi che ho sentito esprimere in questi anni su monsignor Maniago son diversi ed opposti: dotato di spiritualità, laborioso ed affabile per gli uni, sbrigativo, efficiente ma scostante per gli altri.
La verità starà nel mezzo?
Sulla sua personalità, dunque, non mi pronuncio.
Dalla scarsa frequentazione tuttavia, ho ricavato, di Maniago, un'immagine tutt'altro che incline ad incontri «particolari».
Inoltre, è troppo intelligente per impegolarsi in modo dissennato in avventure pericolose.
Ma è, naturalmente, valutazione epidermica, perché nel suo animo vede solo Dio.

E' bene, tuttavia, che si faccia al più presto luce completa su tutti gli aspetti della vicenda, anche quelli a carattere non sessuale, che forse solleticano meno la morbosità e la cattiveria dei nemici della Chiesa, e che eventuali calunniatori vengano severamente puniti.
E, se sacerdoti, ridotti allo stato laicale.
La verità, a mio avviso, renderà giustizia al calunniato che già passa al contrattacco con querele: ne sono felice.
E che Dio non mi riserbi una clamorosa smentita!
Ma basta questo per ridare splendore alla Chiesa fiorentina, come auspicato dal cardinale?
Non credo proprio.
Sarà sufficiente per restituire l'onore al vescovo ausiliare, anche se, ahimé, è inutile nascondersi dietro un dito, un'ombra aleggerà sempre su di lui: certe macchie sbiadiscono dopo decenni.
E' doloroso, ma è la realtà.
Intanto voci informate sussurrano che la sua rapida «carriera» (si pensava a lui come prossimo arcivescovo di Pisa) subirà un'interruzione.
Trappole tra preti?
Non mi meraviglierebbe più di tanto, con quel che passa il … convento.
Ci vuol altro per ridare smalto al volto della nostra Chiesa locale come alla Chiesa cattolica nel suo complesso.
Il caso del parroco don Lelio Cantini, che per lungo tempo ha abusato di ragazze col pretesto che unendosi a lui si sarebbero congiunte a Dio - per tacere di altre accuse a carattere economico e di formazione di gruppi anti-chiesa ufficiale con l'aiuto della perpetua-santona - dimostra come, volendo tutto coprire nella stanze del potere religioso, lavare, cioè, i panni sporchi nei recessi della famiglia, si possa far espandere a metastasi il cancro: il cardinale Piovanelli, stando alle cronache, aveva riscontrato la veridicità di alcune accuse relative ad abusi sessuali del sullodato vecchio pretastro, ma gli aveva riservato, sempre stando a sue dichiarazioni riportate dalla stampa, «una severa reprensione».
Già: solo una reprensione per quanto severa.
Il cancro è rimasto al suo posto per esplodere sotto il governo del successore Antonelli.
Il quale, a mio giudizio, ha affrontato il problema correttamente, non arretrando davanti alla cruda realtà: non ritengo che abbia peccato d'omissione.
Ha messo in atto misure adeguate rimovendo il parroco e sospendendolo a divinis.

L'unico appunto che qualcuno potrebbe muovergli è la proposta per l'episcopato, sempre che sia stato lui a proporlo, di un molto, forse troppo, giovane sacerdote della nidiata di don Cantini. Evidentemente, al di là della provenienza chiacchierata, ne aveva grande stima.
Se, a suo tempo, ha preso questa decisione, insomma, avrà avuto le sue buone ragioni che ora non sta a me o ad altri sindacare.
E comprendo ancor di più la sua attuale sofferenza.
Sua eminenza Antonelli ci chiede d'esser fieri della nostra Chiesa.
Io, come tanti altri, lo sono.
E fedele, «usque ad effusionem sanguinis».
Non sono né scoraggiato né intimidito: ci vuole ben altro.
Ferito sì, profondamente, e le ferite si moltiplicano giorno dopo giorno per il comportamento scandaloso di parte del clero, secolare e regolare, per gli atroci abusi eucaristici, per un pensiero anticattolico dominante nella Chiesa, per il fumo di Satana che ne pervade base e vertici.
Ma, da fedele cosciente, resto, anche nel caso in questione, lo ribadisco, in attesa della verità.
Noi «sudditi» non possiamo fare altro, a questo punto, che unirci in preghiera e sperare che si tratti soltanto d'una perversa montatura destinata a crollare con un soffio come un castello di carte, e che la Chiesa, che a noi interessa ancor più delle singole persone, pur importanti ed a qualsiasi livello, non abbia a venire ulteriormente turbata nella sua unità e deturpata nella sua purezza di Sposa di Cristo.
Però… abbiamo il diritto, in nome della Chiesa, ed in quanto membri d'essa, che si faccia una grande opera di pulizia morale e dottrinale nel clero, già in buona parte malformato dopo quarant'anni di anarchia ecclesiale.
Il Papa ha invocato quest'opera a gran voce e con parole che si sono incise come un marchio rovente nelle nostre anime.
Il cardinale non può ignorare altre situazioni «delicate» né le eresie che si spargono da parte di sacerdoti contestatori politici o sotto altri aspetti meritevoli d'elogio.
Don Stinghi, il prete antidroga che legge il Corano durante la Messa, può rimanere al suo posto?
Don Santoro che nega l'esistenza della Verità assoluta, che forma una sottospecie di chiesa nella Chiesa cattolica contro la quale e contro il Vicario di Cristo scaglia terribili accuse, può ancora restare al suo posto?

Al momento in cui scrivo è in piazza
Signoria a far lo sciopero della fame per solidarietà coi lavavetri.
Meglio così, fa più danni a predicar dall'ambone, magari aprendo il filo diretto con lo Spirito Santo a cui si rivolge dal blog del guitto Beppe Grillo.
Due soli esempi.
D'altro non parlo.
A suo tempo inviai al cardinale Piovanelli materiale di riflessione su di un parroco del rione di Campo di Marte il quale, ovviamente, ne era al corrente.
Nessun riscontro.
Il quotidiano La Repubblica ha rievocato in questi giorni fatti scandalosi all'ennesima potenza accaduti in un recente passato proprio nella zona del Campo di Marte, che tanti di noi hanno vissuto in prima persona.
La parrocchia era un inferno.
Ci sono stati e ci sono ancor oggi casi simili di cui la Curia è a conoscenza, e non solo nella zona del Campo di Marte?
Quali provvedimenti sono stati presi o saranno presi?
Le domande il popolo di Dio se le pone ed aspetta le risposte.
Non ci si può appellare ad esso soltanto quando gli scandali sfiorano i vertici: è vero che «a capite foetet piscis», ma è altrettanto vero che le fogne straripano dal basso.
Si chiedono preghiere per la santificazione dei sacerdoti?
Giustissimo: ma si mettano in essere gli strumenti coercitivi quanto medicinali che il diritto canonico ed il buon senso prevedono per non sdegnare, con conseguente allontanamento, ancor di più questo popolo di credenti sgomento che ha bisogno di guide credibili e «visibili».

Cominci, il cardinale Antonelli, a riportare il suo clero al rispetto delle norme relative all'abito sacerdotale disattese dal 99% circa dei chierici.
In casa mia, per la benedizione pasquale, il parroco o il cappellano (chiesa dei Santi Fiorentini) non entrano più da anni, perché si presentano in pantaloni e giubbotto.
Troveranno la porta spalancata quando torneranno, come da esplicito invito scritto, coi segni del loro sacerdozio di cui non devono vergognarsi.
Del resto al mio invito il parroco rispose telefonicamente: «Si trovi di un altro prete!»
La Curia ne fu informata.
Dunque, mano alla ramazza come il Pontefice comanda.
L'indignazione del nostro vescovo la condividiamo: vorremmo, però, anche poter condividere con lui, nel ruolo che ci spetta, la fattiva volontà di separare, senza porre tempo e buonismo in mezzo, il grano dal loglio nella vigna del Signore, che ha il diritto-dovere di reclamare pastori buoni e non lupi rapaci.

Dante Pastorelli


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