Nell' attesa dell'inizio della Santa Messa Pontificale tenuta a Loreto il 14 settembre, ci si avvicina un tizio "discreto", con tanto di penna e taccuino... Era un giornalista del quotidiano Comunista LIBERAZIONE... ecco cosa riporta:
Mistero, sacralità, sacrificio. In mezzo a ondate soffocanti di incenso non c'è nulla che respiri di una fede gioiosa. La processione dei chierici accompagna il porporato
Loreto, il passato resuscita. Cavalieri e dame a seguire la messa in latino del cardinal Castrillon
Fulvio Fania
Loreto nostro inviato
Eccoli. Ma saranno loro? Sono già in preghiera prima dell'orario? No, ci sbagliamo. La folla che sta recitando la Via Crucis sul sagrato della basilica non c'entra nulla con la messa tridentina, non sanno neppure che cosa sia il Motu proprio di Ratzinger che l'ha riportata libera sugli altari. Per il solenne tonfo nel passato bisogna invece scendere più in basso, nella cripta. E' qui che si celebra il grande ritorno della messa in latino nel rito antico di Pio V, lo stesso papa che festeggiò la vittoria sui turchi a Lepanto, anche se formalmente il decreto papale riesuma l'ultima edizione del messale che risale al 1962.
Il vescovo Danzi non partecipa, «per impegni personali». Padre Marzio Calletti, rettore del santuario mariano più importante d'Italia, saluta amorevolmente i convenuti, però non ha voluto concedere la basilica per non dover spostare le celebrazioni ordinarie. «Ciò che è importante al di là del rito - esordisce - è la lode a Dio». Eppure questa non è un'occasione qualsiasi, è una messa pontificale celebrata, nel giorno in cui entra in vigore il decreto del papa, da un principe di Santa Romana Chiesa, il cardinale Dario Castrillon Hojos, presidente della commissione vaticana Ecclesia Dei preposta a far pace con i tradizionalisti lefebvriani, nonché vero sponsor della vecchia liturgia.
Pesano al collo di una dama e di un cavaliere della Confraternita dei Crocesegnati due fardelli in ferro con l'immagine sacra, sul petto coperto da una veste bianca. In prima fila spiccano cinque cavalieri di Malta eleganti e fieri. «Siamo stati invitati», come ci spiega il nobile Ludovico Valentino di Civitanova, il quale si dice «molto favorevole» a questo provvedimento che consente a «chi è in grado di comprendere» di «entrare meglio nel mistero».
I nostalgici si sono dati appuntamento qui, a Loreto, nello stesso posto dove il Papa ha incontrato i giovani all'inizio del mese i gruppi di lefebvriani non scismatici, quelli che pur essendo della stessa pasta dei seguaci di monsignor Lefebvre, non hanno mai rotto con Roma. Adesso escono allo scoperto, chiamati dalla federazione "Una voce" con sedi in trenta paesi, un migliaio di organizzati in Italia, strutture storiche in Veneto e a Torino. Un variegato mondo di sigle della destra ecclesiale. Pretini giovani e imberbi si genuflettono ossequiosi ai piedi del cardinale celebrante. Sono usciti dalla scuola dell'Istituto Cristo Signore di Firenze oppure appartengono alla Fraternità San Pietro, vestale del rito antico. Tra i fedeli molte donne sono a capo scoperto, altre indossano la veletta nera come usavano le nonne.
Beh sì, il concilio Vaticano II, bisogna accettarlo, ammettono le due giovani di Gubbio, ma solo perché si deve «ubbidire al magistero». Però - obietta Luigi di 35 anni - «il concilio è stato sopravvalutato, non era dogmatico ma pastorale». Intanto, prudenti, i passatisti intascano il ritorno della «sacralità» che si era perduta negli «abusi» delle messe «scempio».
Mistero, sacralità, sacrificio. In mezzo a ondate soffocanti di incenso non c'è nulla che respiri di una fede gioiosa, di una religione aperta all'uomo. La processione dei chierici accompagna il porporato celebrante che siede avvolto da vesti sontuose sulla cattedra a sinistra dell'altare. I paramenti e le berrette da parroco manzoniano sembrano usciti da armadi intrisi di canfora. Più che al Cristo i chierici sembrano rivolti all'adorazione del celebrante in persona Christi. Un piccolo monsignore affianca Castrillon assiso su uno sgabello a disegnare un'immobile forma di trapezio per l'intera cerimonia. Il cardinale pronuncia un'omelia di mezz'ora, in italiano, unica eccezione tra preghiere e canti gregoriani. Tutto ruota attorno al mistero dell'eucaristia, della presenza di Cristo morte e resurrezione nell'ostia che tutti i fedeli ricevono in bocca rigorosamente genuflessi. «I più brillanti teologi - sottolinea Castrillon - non potranno spiegare questo mistero» che i semplici invece crederanno con fede. Nelle parole del cardinale il papa è sempre Vicario di Cristo in terra e la Chiesa è corpo di Cristo e «trionfante». Ma è la Madonna a «benedire» il ritorno al latino, per Castrillon. «Per lei non è una novità», quante volte l'ha ascoltato nei secoli, quel rituale che merita «debito onore per l'antico e venerabile uso». Nessuno si sottragga alla decisione di Ratzinger. «Tutti i vescovi - sottolinea il porporato - saranno felici di offrire ai propri fedeli la ricchezza di questo rito» riconsegnato alla Chiesa dal «benefattore» Benedetto XVI. Il culto deve essere «degno della maestà divina», chiosa Castrillon e quindi grazie ai militanti di "Una voce" che hanno «lavorato e sofferto» per giungere a questo traguardo senza fratture.
Gli ortodossi plaudono. Un vescovo della chiesa di Russia è venuto a ribadire l'entusiasmo del patriarca Alessio II per questa decisione papale che riporta alla tradizione. E perfino l'ambasciatore russo ha inviato una rappresentante, seduta accanto all'ammiraglio e al generale dei carabinieri. Piccolo popolo di nostalgici, ma capaci anche di usare internet saltellando tra i vari siti tradizionalisti. E ora cosa succederà nella Chiesa? Che effetto produrrà questo ritorno? «Dio solo lo sa» ci rispondono, ma si capisce che sperano di sotterrare le innovazioni conciliari. Qui tutti hanno un amico tra i lefebvriani doc, quelli che vorrebbero cancellare completamente il Vaticano II.
Qualcuno però è arrivato qui solo per curiosità, Chi non aveva mai sentito una messa in latino, come la diciottenne Maria Valeria, subito reclutata per raccogliere le offerte, e chi invece la ricorda dai tempi del collegio, come Enrico di Osimo. Il passato avanza tra nuovi effluvi di incenso.
15/09/2007
...I GIORNALISTI!!! ...mannaggia Fulvio!!!
:-D...
e che Dio ci benedica!!!