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MOTU PROPRIO "SUMMORUM PONTIFICUM"

Ultimo Aggiornamento: 20/07/2007 12:42
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Città: GUBBIO
Età: 52
Sesso: Maschile
Il Presidente
10/07/2007 21:58

Le riflessioni e le varie posizioni dei membri dell'associazione

Gaudet Mater Ecclesia

Cari amici dell'associazione,
finalmente il Santo Padre ha pubblicato l'attesissimo motu proprio per la liberalizzazione del rito tridentino. So benissimo che ci sono diverse sensibilità all'interno dell'associazione verso la messa tridentina. Ci sono alcuni che ancora stanno brindando e intonano ogni giorno il TE DEUM regale. Altri, più serenamente, credono che sia un provvedimento da guardare con interesse ma senza entusiasmi eccessivi.
Invito tutti a leggere attentamente la lettera che il Santo Padre ha scritto a tutti i vescovi del mondo per spiegare le ragioni che lo hanno spinto a produrre il motu proprio. Lì troverete risposta a molte delle domande che, nei lunghi giorni di attesa, ci siamo un po' tutti posti. Per quanto riguarda il nostro atteggiamento di fronte alla liberalizzazione della messa tridentina, mi sento di condividere con voi alcune riflessioni.

1) E' chiaro che ogni cattolico degno di questo nome deve ormai fare proprie le nuove direttive emanate dal Papa. In particolare, dobbiamo abiutarci a non parlare di due riti (quello tridentino e quello di Paolo VI), ma di un unico RITO ROMANO che si può celebrare attraverso due forme (ordinaria - messale Paolo VI; straordinaria - messale del 1962 di Giovanni XXIII). Nessuno osi svilire o disprezzare l'una o l'altra modalità di celebrazione. Al messale del 1962 va riservato onore e rispetto, come afferma lo stesso Papa. Allo stesso modo, non è giusto svilire o ignorare le ricchezze contenute nel messale di Paolo VI (se celebrato come Dio comanda - e non con abusi al "limite del sopportabile" - parole del Papa - come a volte si è visto fare).

2) I membri dell'associazione legati al messale del 1962 devono guardarsi bene, a mio avviso, dall'avallare qualunque possibile contrapposizione fra i due tipi di celebrazione. Un conto è esaltare i tesori di grazia e di sacralità presenti nella messa tradizionale, altra cosa è cadere nel rischio di considerarla l'unica messa vera o di serie A. Mi sembra comunque che su questo aspetto non si rilevino, all'interno dell'associazione, rischi di alcun genere.

3) Coloro che si sentono legati al messale di Paolo VI, non devono assolutamente cadere nell'errore di considerare questa epocale svolta di Benedetto XVI un salto indietro nel passato, una concessione fatta agli inguaribili nostalgici della Chiesa che non c'è più o, peggio, una sorta di legittimazione dello scisma lefebvriano. Chi ama la liturgia del 1962 non è assolutamente un anticoncilare, un rinnegatore del Vaticano II o un eretico lefebvriano. Anche su questo, comunque, mi sembra che abbiamo tutti le idee abbastanza chiare.

4) L'associazione non è vincolata a nessuna delle due forme di celebrazione - straordinaria o ordinaria - che sono entrambe amate e accolte. Questo non toglie che l'associazione non può che guardare favorevolmente a un ritorno della messa tradizionale anche nel nostro territorio (visto anche il discreto numero di soci che vogliono muoversi in questa direzione). Potremo anche diventare, sentito il parere di tutti i soci, un valido referente per poter concordare con il nostro vescovo la modalità più idonea, alla luce delle nuove norme emanate da Benedetto XVI, per venire incontro alle richieste dei fedeli (non necessariamente legati all'associazione) che vogliono nutrirsi delle immense ricchezze presenti nella liturgia tradizionale.

5) Molti dei soci mi hanno personalmente espresso il desiderio di studiare e conoscere più profondamente la messa celebrata secondo il messale del 1962, per arrivare ben preparati al prossimo 14 settembre (data dell'entrata in vigore delle nuove norme sulla liturgia). Ritengo quindi opportuno, per coloro che lo vorranno, iniziare una serie di incontri su questo tema (vacanze permettendo!).

Cari amici, ho voluto condividere con voi quelle che mi sembrano essere le linee essenziali che la nostra associazione potrà adottare in questo momento storico che, malgrado le diverse sensibilità, non possiamo non vivere con una profonda attenzione. Quello che ho scritto l'ho scritto a carattere esclusivamente personale. Non ho voluto in alcun modo vincolare l'associazione. Ho solo iniziato a proporre una linea di condotta. Il tutto è ovviamente vincolato al parere dei soci e, soprattutto, è aperto a qualunque contributo
.

Con amicizia e affetto.
In Cristo,
Luigi Girlanda
(presidente dell'Associazione culturale "Benedetto XVI")

NON PRAEVALEBUNT!!!
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