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Agostino: il castigo, il perdono, il peccato e il BATTESIMO ai Bambini

Ultimo Aggiornamento: 15/04/2013 14:30
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15/04/2013 14:05
 
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In che senso il corpo è morto per il peccato.

6. 6. Sarebbe strano se cercassimo qualcosa di più limpido di questa verità manifesta. A meno che non si voglia accogliere in contrasto con tanta chiarezza l'interpretazione che intende qui la morte del corpo nel senso in cui è detto: Mortificate le vostre membra che sono sulla terra 11. Ma secondo questo testo il corpo viene mortificato per la giustizia, non per il peccato: mortifichiamo infatti le nostre membra corporali per operare la giustizia. Se invece credono di poter intendere il complemento per il peccato non del peccato già commesso, bensi del peccato da evitare, come se dicesse che "Il corpo è morto per non commettere il peccato", allora che significa il complemento per la giustizia dopo le parole lo spirito è vita? Bastava che dicesse lo spirito è vita e si sarebbe sottinteso anche qui: "Per non commettere il peccato". Cosi una sola motivazione, quella d'evitare il peccato, varrebbe per ambedue i fatti: per la morte del corpo e per la vita dello spirito. Ugualmente, se voleva dire per la giustizia intendendo solo per fare la giustizia, poteva riferirsi ad ambedue le cose: alla morte del corpo e alla vita dello spirito. Invece ha detto che il corpo è morto per il peccato e che lo spirito è vita per la giustizia, attribuendo cause diverse ad effetti diversi: alla morte del corpo il merito del peccato, alla vita dello spirito il merito della giustizia. Perciò se, com'è indubitabile, lo spirito è vita per la giustizia, cioè per il merito della giustizia, allora l'affermazione che il corpo è morto per il peccato come possiamo o dobbiamo intenderla se non del merito del peccato, per non pervertire e storcere arbitrariamente il senso manifestissimo della Scrittura? Anche le parole susseguenti portano altra luce. È vero infatti che esponendo la grazia del tempo presente dice che il corpo è morto per il peccato, in quanto in esso non ancora rinnovato dalla risurrezione persiste il merito del peccato, cioè la necessità della morte, e dice al contrario che lo spirito è vita per la giustizia, in quanto, benché siamo ancora soffocati dal corpo di questa morte 12, tuttavia, avendo già ricevuto il rinnovamento nel nostro intimo, torniamo a respirare nella speranza della giustizia della fede. Nondimeno, perché l'umana ignoranza non disperasse della risurrezione del corpo, dice che anche lo stesso corpo che per il merito del peccato aveva chiamato morto nel secolo presente dovrà essere rimesso in vita nel secolo futuro per il merito della giustizia e non solamente in modo che da morto diventi vivo, ma anche che da mortale diventi immortale.

La vita dello spirito prepara la vita del corpo.

7. 7. Benché io tema a forza di spiegare una verità evidente di renderla oscura, avverti nondimeno la luce della sentenza dell'Apostolo. Dice: Se il Cristo è in voi, il corpo è morto per il peccato, ma lo spirito è vita per la giustizia 13. L'ha detto, perché gli uomini non reputassero di non aver ricevuto dalla grazia del Cristo beneficio alcuno o minimo per il fatto che subiranno necessariamente la morte del corpo. Devono considerare che il corpo porta, si, ancora il merito del peccato soggiacendo alla condizione della morte, ma ha già cominciato a vivere per la giustizia della fede lo spirito che, pur esso, era stato estinto nell'uomo da una specie di morte d'infedeltà. Dice: "Non vi dovete dunque credere poco beneficati, se per la presenza del Cristo in voi il vostro spirito vive già per la giustizia in un corpo morto per il peccato, né dovete disperare per questo della vita del corpo stesso.Se infatti lo Spirito di colui che risuscitò il Cristo dai morti abita in voi, colui che risuscitò il Cristo dai morti, darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi 14". Perché su tanta luce si sparge ancora il fumo della discordia? L'Apostolo grida: "Il corpo è morto in voi per il peccato, ma anche i vostri corpi mortali verranno risuscitati per la giustizia, per la quale già fin da ora lo spirito è vita. E tutto si compirà per mezzo della grazia del Cristo, ossia per mezzo del suo Spirito che abita in voi". E si borbotta ancora! Dice pure in quale modo avverrà che la vita uccidendo la morte la converta in vita. Scrive: Cosi dunque, fratelli, noi siamo debitori, ma non verso la carne per vivere secondo la carne; poiché se vivete secondo la carne, voi morirete; se invece con l'aiuto dello Spirito voi fate morire le opere del corpo, vivrete 15. Che significa se non questo: "Se vivrete secondo la morte, tutto morirà; se invece vivendo secondo la vita ucciderete la morte, tutto vivrà"?

S. Paolo parla della morte del corpo.

8. 8. Cosi pure le parole: A causa di un uomo venne la morte, a causa di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti 16, come si possono intendere se non della morte del corpo, atteso che nel dire questo parlava della risurrezione del corpo e intendeva provarla con la volontà più viva e tenace? Ciò che dice ai Corinzi: A causa di un uomo venne la morte, a causa di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti, e come tutti muoiono in Adamo, cosi tutti riceveranno la vita nel Cristo 17, cos'è se non ciò che dice pure ai Romani: A causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e con il peccato la morte 18? Costoro vogliono che s'intenda in questa morte non quella del corpo, ma quella dell'anima; come se altro significassero le parole scritte ai Corinzi: A causa di un uomo venne la morte, dove non è consentito ad essi intendere la morte dell'anima, perché si trattava della risurrezione del corpo, che è contraria alla morte del corpo. Ivi perciò ha ricordato solo la morte causata dall'uomo e non anche il peccato, perché non si trattava della giustizia che è contraria al peccato, ma della risurrezione del corpo che è contraria alla morte del corpo.

Il peccato si è diffuso anche con la procreazione, oltre che con l'imitazione di Adamo.

9. 9. Quanto al testo dove l'Apostolo dice: A causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e con il peccato la morte 19, mi hai informato nella tua lettera che costoro tentano di storcerlo ad una nuova interpretazione, ma non mi hai detto quale sia. Per quanto ho appreso da altre fonti, questa è la loro sentenza: "primo, che la morte ivi ricordata non è quella del corpo, perché negano che Adamo l'abbia meritata peccando, bensi quella dell'anima che muore nello stesso atto di peccare; secondo, che lo stesso peccato non è passato dal primo uomo negli altri uomini per propagazione, ma per imitazione". La ragione infatti per la quale non vogliono credere che anche nei bambini si scioglie con il battesimo il peccato originale è che sostengono che nei nascenti non esiste assolutamente nessun peccato. Però, se l'Apostolo non avesse voluto alludere al peccato che è entrato in questo mondo con la propagazione, ma con l'imitazione, non ne avrebbe fatto principe Adamo, bensi il diavolo, di cui sta scritto: Il diavolo è peccatore fin dal principio 20. Di lui si legge pure nel libro della Sapienza: Per invidia del diavolo entrò la morte nel mondo 21. Poiché infatti questa morte venne dal diavolo negli uomini, non in quanto siano stati generati da lui, ma in quanto hanno imitato lui, aggiunge subito: Lo imitano coloro che sono dalla sua parte 22. L'Apostolo perciò, volendo riferirsi a quel peccato e a quella morte che da uno passarono in tutti mediante la propagazione, ne ha posto qual principe quegli da cui ha preso l'avvio la propagazione del genere umano.

Peccato attuale e peccato originale.

9. 10. Certamente imitano Adamo quanti trasgrediscono per disobbedienza un comandamento di Dio. Ma altro è il rapporto dell'esempio per quelli che peccano volontariamente, altro è il rapporto dell'origine per quelli che nascono con il peccato. Anche i santi del Cristo imitano il Cristo nel seguire la giustizia. Tanto che il medesimo Apostolo dice: Fatevi miei imitatori come io lo sono del Cristo 23. Ma oltre a questa imitazione c'è la sua grazia che opera anche intrinsecamente la nostra illuminazione e giustificazione con quell'opera di cui il medesimo predicatore della grazia dice: Né chi pianta, né chi irriga è qualche cosa, ma Dio che fa crescere 24. Infatti con questa grazia inserisce nel proprio corpo all'atto del battesimo anche i bambini che certamente non sono capaci d'imitare alcuno. Come dunque colui nel quale tutti vengono vivificati, oltre ad offrirsi modello di giustizia per coloro che lo vogliono imitare, dona pure ai fedeli l'occultissima grazia del suo Spirito e la infonde invisibilmente anche nei bambini, cosi colui nel quale tutti muoiono, oltre ad essere esempio d'imitazione per coloro che trasgrediscono volontariamente un precetto del Signore, ha pure corrotto in sé per la marcia segreta della sua concupiscenza carnale tutti coloro che verranno dalla sua stirpe. Proprio per questo e non per altro l'Apostolo dice: A causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e con il peccato la morte, e cosi ha raggiunto tutti gli uomini, che tutti hanno peccato in lui 25. Se fossi io a dirlo, costoro si opporrebbero e strillerebbero che non è retto il mio dire, che non è retto il mio sentire. Ma da chiunque altro fosse detto ciò che dice l'Apostolo, non potrebbe avere per loro un significato diverso da quello che non vogliono intendere nell'Apostolo. Però poiché sono parole dell'Apostolo, alla cui autorità e dottrina essi soccombono, rinfacciano a noi ottusità di mente e tentano di storcere a non so qual altro senso quelle parole che sono state dette con tanta nitidità. L'Apostolo dice: A causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e con il peccato la morte. Questo è proprio della propagazione e non dell'imitazione; perché, se dell'imitazione, direbbe: "A causa del diavolo". Ora, nessuno mette in dubbio che parli del primo uomo chiamato Adamo. E cosi, dice, ha raggiunto tutti gli uomini.

Tutti peccarono in Adamo.

10. 11. Le parole che seguono: Tutti hanno peccato in lui con quanta circospezione, proprietà, univocità sono state dette! Se infatti intendi che tutti hanno peccato nel peccato che a causa di uno solo è entrato nel mondo, è certamente chiaro che altra cosa sono i peccati propri di ciascuno nei quali peccano soltanto coloro che li commettono, altra cosa è questo peccato unico in cui hanno peccato tutti quando tutti erano quell'unico uomo. Se poi nel complemento in lui non s'intende il peccato, ma quell'unico uomo nel quale hanno peccato tutti, che cosa c'è di più evidente anche di questa evidenza? Proprio cosi. Leggiamo che quanti credono nel Cristo, vengono giustificati in lui mediante una segreta comunicazione e infusione di grazia spirituale, per cui chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito 26, a parte l'imitazione del Signore che i suoi santi praticano ugualmente. Mi si legga qualcosa di simile sul conto di quelli che si sono fatti imitatori dei suoi santi: se di qualcuno di essi si dica che è stato giustificato in Paolo o in Pietro o in chiunque di quanti eccellono nel popolo di Dio per grandezza d'autorità. Solo in Abramo si dice che siamo benedetti, come gli fu promesso: Saranno benedette in te tutte le genti 27, in ragione del Cristo che è suo seme secondo la carne. E lo si dice più chiaramente con quest'altre parole: Saranno benedette nel tuo seme tutte le genti 28. Non so invece se possa trovarsi detto da parole divine che qualcuno ha peccato o pecca nel diavolo, sebbene lo imitino tutti i malvagi e gli empi. Nondimeno, pur avendo l'Apostolo detto del primo uomo: Tutti hanno peccato in lui, si continua a discutere della propaggine del peccato e si oppone non so qual nebbiosa imitazione.

Un peccato più antico della legge.

10. 12. Nota bene anche le parole che seguono. Dopo aver detto: Tutti hanno peccato in lui, aggiunge: Fino alla legge infatti c'era peccato nel mondo 29. Cioè, nemmeno la legge poté togliere il peccato, essendo sopraggiunta essa a far sovrabbondare il peccato 30, sia la legge naturale nella quale chi ha già l'uso di ragione comincia ad aggiungere al peccato originale anche i peccati propri, sia la stessa legge scritta data al popolo per mezzo di Mosè. Se infatti fosse stata data una legge capace di conferire la vita, la giustizia scaturirebbe davvero dalla legge; la Scrittura invece ha rinchiuso ogni cosa sotto il peccato, perché ai credenti la promessa venisse data in virtù della fede in Gesù Cristo 31. Ma il peccato non poteva essere imputato quando mancava la legge 32. Che significa non poteva essere imputato se non: "Si ignorava, non si reputava peccato dagli uomini"? Non era infatti lo stesso Signore Dio a considerarlo come inesistente, essendo scritto: Tutti quelli che hanno peccato senza la legge, periranno anche senza la legge 33.

Uno stesso peccato comune a tutti.

11. 13. Dice: Ma la morte regnò da Adamo fino a Mosè 34, cioè dal primo uomo fino anche alla stessa legge promulgata divinamente, perché nemmeno essa poté sopprimere il regno della morte. Per regno della morte intende tale dominio tra gli uomini del reato del peccato da impedire a loro di giungere alla vita eterna che è la vera vita e trarli viceversa anche alla morte seconda che è la pena eterna. Questo regno della morte lo distrugge in ciascun uomo soltanto la grazia del Salvatore. Essa operò anche in tutti gli antichi santi, che, sebbene non fosse venuto ancora il Cristo nella carne, appartenevano tuttavia alla sua grazia adiuvante, non alla lettera della legge, che poteva solo comandare e non aiutare. Nel Vecchio Testamento infatti, secondo una giustissima amministrazione dei tempi, si celava quello che ora si rivela nel Nuovo. Dunque regnò la morte da Adamo fino a Mosè su tutti coloro che dalla grazia del Cristo non furono aiutati cosi che in loro fosse distrutto il regno della morte. Dunque su quelli che non avevano peccato con una trasgressione simile a quella di Adamo, su coloro cioè che non peccarono di propria volontà come Adamo, ma contrassero da lui il peccato originale. Egli è la forma del futuro 35: perché in Adamo fu stabilito il tipo di condanna per i suoi posteri che si propagassero da lui, di modo che da uno nascessero tutti per la condanna, dalla quale non libera se non la grazia del Salvatore. So bene che molti codici latini hanno quest'altra lezione: Regnò la morte da Adamo fino a Mosè su coloro che peccarono a somiglianza della prevaricazione di Adamo. Anche questa lezione da coloro che leggono in tal modo viene riferita al medesimo senso: intendono che quanti peccarono in Adamo peccarono a somiglianza della sua prevaricazione in quanto meritarono d'esser creati simili a lui, come uomini da uomo, cosi peccatori da peccatore, morituri da morituro, condannati da condannato. Invece i codici greci, dai quali deriva la versione latina, hanno tutti o quasi il primo testo da me riferito.


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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